Mourinho, sette vite: al Tottenham per risorgere
Mou ci riprova, lo fa dal posto più inaspettato, uno di quelli in cui aveva dichiarato che mai avrebbe potuto allenare. Un po’ come la Juventus, che in realtà, pare secondo voci di corridoio, avrebbe realmente rifiutato la scorsa estate. Troppo amore per l’Inter, troppo legato a quei tifosi per tradirli così: allora ha atteso, è arrivata la chance giusta, la chiamata degli Spurs. Certo è che, restando in termini di rivalità, dalle parti di Chelsea non avranno fatto salti di gioia per essere approdato in uno dei club londinesi meno sopportati dai blues.
Mourinho torna in panchina a distanza di un anno, lo fa dopo l’esperienza allo United che era stata felice giusto un anno, il primo, con la vittoria in particolare dell’Europa League. Poi un mercato difficile, milioni sprecati e qualche litigio di troppo con alcuni big, su tutti Pogba, il cui rapporto è stato il tema più discusso per l’intera durata dello Special all’Old Trafford.
Le ultime esperienze di Mourinho non sono state certo all’altezza di una delle carriere più brillanti della storia del calcio moderno. Da quando ha lasciato l’Inter e l’impresa del Triplete ha vissuto sulle montagne rosse, portando sulle proprie spalle delle aspettative enormi. Non è riuscito a imporsi a Madrid, vincendo solo una Liga pur contrastando e convivendo forse il Barcellona più forte di tutti i tempi: tre semifinali di Champions in tre anni ma soprattutto, un Ancelotti che l’anno dopo appena arrivato vinse quella decima per cui il mago di Setubal fu chiamato.
Poi il ritorno al Chelsea, la vittoria immediata della Premier League ed una semifinale di Champions in attesa, la settima consecutiva per lui: poi difficoltà in serie che lo portarono ad abbandonare anzitempo la panchina dei Blues.
Non sarà mai come tutti gli altri, non può esserlo per quello che ha rappresentato: un rivoluzionario soprattutto dal punto di vista comunicativo con la stampa ed empatico coi giocatori, riuscendo ad essere stimato e voluto anche da coloro i quali giocavano meno, se non per niente. Le dichiarazioni di alcuni dei suoi adepti sono sibilline, quando dicono che sarebbero morti in campo per lui.
Ecco, dalle parti degli Spurs, questo i tifosi si augurano: che Mou torni ad essere quell’uomo capace di creare un gruppo di ferro, unito in campo e compatto fuori, così da essere tutt’uno con un ambiente che nessuno come lui in passato è stato in grado di ergere contro tutto e tutti, quel rumore dei nemici e quella prostituzione intellettuale da lui sdoganata.
Una prima impronta l’ha lasciata, riportando il Tottenham da un’anonima 14esima posizione a ridosso della zona Champions: nella massima competizione per club è agli ottavi di finale, da seconda del girone, quando ormai il cammino per il primo posto del Bayern era già stato pregiudicato da Pochettino.
Probabile che la stagione iniziata in corsa termini con zeru tituli, ma lo Special è tornato ed è un bene per tutti.