Gianfelice Facchetti: “Serve l’etica del lavoro: la maglia bisogna sudarla…”
Il figlio della bandiera nerazzurra si è raccontato a Radio DeejayIl cognome è di quelli importanti: Gianfelice Facchetti è stato ospite a Radio Deejay per presentare il proprio spettacolo teatrale e non perde l’occasione per esprimere la propria opinione sull’Inter: “Anche se non lotti per lo scudetto devi correre lo stesso: esiste un’etica del lavoro da rispettare, ed in più sono strapagati per quello…Allo stadio non vado molto spesso, e questo momento non aiuta sicuramente. Come lo commento? Io non commento nulla, dovrebbero farlo chi comanda e chi va in campo. Il rispetto per se stessi e per i tifosi deve venire prima di tutto. Manca anche un senso di appartenenza, chi sente ed insegna agli altri quanto è pesante questa maglia, uno come Oriali“.
L’attenzione viene poi spostata sui ricordi del compianto padre Giacinto: “Il ricordo più bello che mi ha donato mio padre? Il ritorno contro il Liverpool nel 1964-1965: rimontarono e vinsero 3 a 0 con il terzo gol siglato da lui. Mio padre era un atleta perfetto: continuò ad allenarsi anche dopo il ritiro ed insegnava ai ragazzini quanto fosse importante una dieta corretta. Un esempio lampante era Adriano: ogni mattina lo pesava, ed il brasiliano recepì questi comportamenti come un segno di grande amore. Aveva un grande fisico e fu uno dei primi terzini goleador: Herrera lo forgiò, ma aveva anche delle doti atletiche che hanno cambiato la sua vita”.
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