Mazzola: “Moratti? Il padre era un’altra cosa. Persona carismatica, io ero l’unico che andava da lui a chiedergli…”
Ecco l'aneddoto raccontato dall'ex centrocampista e bandiera nerazzurraA due giorni dall’attesissimo derby di Milano, Sandro Mazzola è stato intervistato anche dal direttore Ivan Zazzaroni sulle pagine di questa mattina del Corriere dello Sport. Lui che di stracittadine milanesi ne ha vissute davvero parecchie e che conosce come le sue tasche l’ambiente e la storia dell’Inter. Ecco la prima parte della sua intervista, con una piccola polemica nei confronti dell’ex presidente Massimo Moratti.
Sandro, a 76 anni si sogna ancora?
“A quanti anni, hai detto?”
Settantacinque e undici mesi.
“Quanti?”
D’accordo, a quaranta si sogna ancora?
“Lascia stare, proprio oggi: è da quando mi sono svegliato che cerco di ricordare il sogno che stavo facendo. Dico sul serio. Era una partita, la stavo giocando e il sogno si è interrotto bruscamente forse perché avevo sbagliato qualcosa, non ricordo se un passaggio o un gol, o non so cos’altro”.
Sospetto che stesse entrando nuovamente Rivera.
“Il fighetta”.
Come il fighetta?
Ride. “Vacca boia, non dirmi che non lo sapevi. Noi lo chiamavamo così perché Gianni aveva sempre qualcosa da dire, l’aggiuntina di Rivera, l’ultima parola era la sua. L’allenatore aveva finito di spiegare qualcosa, un movimento, un’azione e lui puntualmente interveniva ‘sì, però, ma, io penso che…'”. Si interrompe, si fa un’altra risata e poi si torna ai settantasei da compiere, al quarto quarto… “Sai che c’è, Zazza?, c’è che le ginocchia scricchiolano, ho preso troppe botte”.
Scricchiolano anche per via dell’età, su.
“Sono giovane, io se penso alla vecchiaia mi girano i co***oni, specie quando vedo che per strada qualche bella gnocc…”
Sandro!
“Qualche bella signora mi guarda perché quella faccia, la mia faccia, deve averla vista in tv”.
Tanta tv. Da tempo non vai allo stadio.
“Una faticaccia, le partite le seguo alla tele e naturalmente correggo ad alta voce un passaggio o un dribbling. Io al posto di quel tal giocatore sarei andato a destra e non a sinistra, la palla l’avrei tenuta ancora un po’ per permettere all’ala di partire… I miei figli mi prendono in giro, ma io il calcio ce l’ho dentro, il dominio della tecnica è tutto, un privilegio che non perdi mai. Ho un nipotino di 8 anni che ha contratto la malattia del nonno, un fenomeno”.
Moratti lo senti più?
“Chi?”
Come chi? Moratti
“Se dici Moratti penso subito al padre, non al figlio, altra misura il padre”.
Rischi di passare da ingrato.
“Tralasciamo. Angelo Moratti aveva un carisma irresistibile e io ero l’unico ragazzino che andava da lui per discutere il contratto, aggirando Allodi. Allodi mi aveva proposto un adeguamento ridicolo, o almeno io lo consideravo tale. ‘Senta un po’ ‘, aveva detto, ‘questa è la cifra, prendere o lasciare’. Gli avevo risposto che stavano dando molto più ad altri juniores che non erano nemmeno nazionali, mentre io lo ero. Quando Moratti lo venne a sapere mi fece chiamare dalla segretaria che mi pregò di non dire nulla ad Allodi. Uscii dal suo studio col doppio dei soldi che avevo sperato di prendere”.
E Allodi?
“Muto, davanti a Moratti”.
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