Zanetti: “Mai voluto fare l’allenatore. La mia gara d’addio è stata indimenticabile”
L'ex capitano ha giocato la sua gara d'addio nel maggio 2014Grande giocatore in campo e grande dirigente fuori. Il tutto con i colori dell’Inter sempre in testa e nel cuore. Questo è Javier Zanetti, l’indimenticabile capitano, che da pochi giorni ha fatto uscire il suo nuovo libro “Vincere ma non solo”.
Ospite di Verissimo, che andrà in onda domani pomeriggio su Canale 5, il vicepresidente ha ricordato le sensazioni provate nella sua gara d’addio di ormai 4 anni fa: “Era difficile per me pensare a quel giorno, ma prima o poi doveva arrivare. Tra l’altro, nella stagione 2013-2014, ho subito un grave infortunio al tendine d’Achille e tutti pensavano che quella sarebbe stata la mia ultima partita. La mia mente invece si è subito proiettata al ritorno in campo. Volevo tornare a San Siro per poter sentire ancora l’amore dei tifosi. E così è stato. Quella notte è stata indimenticabile. Speravo non finisse più”.
Ha detto poi la sua sul suo ruolo da dirigente: “È un’altra vita, diversa dal campo. Volevo conoscere un nuovo aspetto del calcio e avere una visione più ampia. Mi piace molto questa cosa, mi sta arricchendo come persona e spero di lasciare la mia impronta anche come dirigente. Non ho mai sentito il desiderio di fare l’allenatore”.
Una battuta infine sul figlio Tommy e sull’eredità del cognome: “Non mi preoccupa, l’importante è che cresca con i valori giusti. E tocca a noi genitori educarli in questa maniera. Non mi dimentico mai da dove vengo. A volte, quando torniamo in Argentina, accompagno i miei figli nella nostra fondazione per fargli conoscere dei bambini che non hanno la loro fortuna e per fargli capire che senza sacrificio non si ottiene nulla”.
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