7 Ottobre 2011
OFF TOPIC: Vegetable G – L’almanacco terrestre
Primo appuntamento con il nostro spazio Off Topic che riguarda il mondo della musica e della cinematografia. A curare questo spazio per la parte musicale saranno i nostri amici del blog SONO SOLO CANZONETTE che avremo il piacere di ospitare in questo nostro spazio. VEGETABLE G – L’ALMANACCO TERRESTRE
Alzi la mano chi non pensa al celeberrimo gioco di società quando gli si parla di Monopoli. Qui, però, non vogliamo parlare del passatempo per giovani capitalisti, bensì di una cittadina posta sull’Adriatico, in provincia di Bari, che porta lo stesso nome. È proprio a Monopoli che, nel 2002, Giorgio Spada e Luciano D?Arienzo, cui in momenti diversi si aggiungeranno Maurizio Indolfi e Michele Stama, formano i Vegetable G. Dopo quattro dischi in inglese, arriva la produzione importante, Ala Bianca, e il dietrofront linguistico: lo scorso maggio la band pubblica l’ep La Filastrocca dei Nove Pianeti, preambolo aL’Almanacco Terrestre. Mi trovo a riflettere proprio sulla parola almanacco la quale mi rimanda, oltre che agli studi astronomici, agli annuari calcistici pubblicati ad ogni fine campionato con statistiche e classifiche individuali: ecco, questo album rappresenta una summa, un compendio dei generi musicali che, nel corso della loro carriera, Giorgio Spada e i Vegetable G hanno attraversato e indagato. Dentro questo lavoro vi è la storia passata, presente e futura del gruppo pugliese. Le sonorità e le melodie si pongono in continuità con la produzione precedente e raggiungono, nel presente, una maturazione completa, grazie ad arrangiamenti molto eleganti e ricercati cui si unisce il contributo dei fiati di Enrico Gabrielli. Le liriche, ora in italiano, segnano invece un?inversione di rotta, marcando il solco, il percorso da seguire negli anni a venire. La struttura del disco, un concept album di 10 tracce per un totale di 33 minuti che per via del tema e di alcuni tratti musicali ricorda The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars di David Bowie, riflette un?impostazione lineare ed un?evoluzione stilistica ormai proprie di una formazione affiatata e ben assortita. Tra le canzoni che compongono l’opera vegetale spicca Il cielo di Van Gogh, sorta di manifesto che rappresenta una vera e propria dichiarazione di intenti: l’invito ad accendere il razzo nucleare, ossia ad entrare nel mondo dei Vegetable G, è rivolto sia ad un eventuale partner che all’ascoltatore trascinato tra mondi onirici e visionari. Forte è il richiamo ad un certo tipo di produzione battiatiana, su tuttiMondi Lontanissimi, ma vi è, all’interno del disco, qualche eco diffuso della produzione cantautoriale italiana degli ultimi anni. Penso in particolare a La Favola di Adamo ed Eva di Max Gazzè e a Da A ad A di Morgan, artisti mainstream che arrivano a quel grande pubblico cui i Vegetali per capacità, ed ora anche per produzione e distribuzione, possono legittimamente puntare.
[Andrea Polidoro]