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Sette lettere e tre sillabe che hanno fatto la storia dell’Inter

Negli ultimi 26 anni lui c’è sempre stato. Fedele, onnipresente, incrollabile. C’era a Malpensa, quando è sbarcato per la prima volta Luiz Nazàrio da Lima. E c’era anche in cima al Corcovado di Rio, quando Nazàrio girava lo spot per il brand con il baffo a stelle e strisce. C’era al triplete. C’era tutte le volte che la maglia cambiava forma, piuttosto che colore. E c’era anche quando cambiava colore, perché la fortunatissima casacca a righe orizzontali grigio-blu portava il suo nome sul petto. Semplice, essenziale, pulito. Il brand che ha fatto storia all’ombra della Madonnina. Il brand che ha fatto la storia dell’azienda di pneumatici della Bicocca. Tre sillabe con l’iniziale maiuscola: Pirelli.

Nessuno avrebbe mai scommesso su un binomio così fortunato e longevo. Nemmeno un bookmaker specializzato sulle sponsorizzazioni sportive. I professionisti del betting e delle quote, infatti, sono maestri nei pronostici a breve termine, abilissimi a pronosticare eventi secchi o competizioni di alcuni mesi. E questo editoriale illustra tutto quello che c’è da sapere, ad esempio, per scegliere con intelligenza e consapevolezza uno dei bookmaker più affidabili e altrettanto longevi del settore. Ma niente e nessuno avrebbe mai potuto pronosticare 26 anni di gloria sportiva come quella che ha contraddistinto l’Inter e il suo sponsor.

Tronchetti Provera e Javier Zanetti (@Getty Images)

Dal 1981 Pirelli ha accompagnato le gesta dell’Internazionale Milano in tutti gli stadi d’Italia e d’Europa. Una delle più longeve del vecchio continente, seconda soltanto alla Philips proprietaria del PSV Eindhoven, protagonista a sua volta in 34 anni di fila sulle casacche bianco-rosse del club settentrionale dei Paesi Bassi. In 26 anni di sponsorizzazioni, la Pirelli di Tronchetti Provera ha elargito complessivamente oltre 234 milioni di euro al club di Moratti, con l’ultimo rinnovo, quello quadriennale alla società di Thorir, pari a dieci milioni e circa 19 come componente variabile. In 26 anni di sponsorizzazione, Pirelli è stato anche il brand che ha erogato 108 milioni necessari a finanziare, in qualità di socio, gli aumenti di capitale dei nerazzurri. Quello del 2020-21 si può considerare a tutti gli effetti l’ultimo campionato con l’effige del brand meneghino, sostituito dal nuovo che avanza, dal modello digitale e partecipativo degli $Inter Fan Token, esperimento di cui bisogna ancora validarne il successo in chiave sponsoring e in chiave operativa.

Eppure il binomio solido e incrollabile tra Inter e Pirelli è stato qualcosa di molto più profondo di un semplice do ut des in chiave economico-finanziaria. La sponsorizzazione di lunga data era una sinergia che accomunava sul piano identitario un’intera comunità, quella milanese nerazzurra. Un legame sociale del territorio, un patto implicito, un riconoscimento valoriale reciproco. Un’estetica consolidata. Nell’immaginario collettivo e nel vissuto quotidiano di ogni domenica non poteva, e forse non può più esistere una maglia nerazzurra senza un brand come Pirelli. Il distacco lascia perplessi e disorientati: Inter e Pirelli avevano realizzato una sublimazione di valori diventando una sola icona e una sola filosofia. L’epilogo dei 26 anni di sponsorizzazione dichiara per certi versi la fine di una milanesità ostentata e fiera, nata a Brera nel 1908 prendendo a prestito le cromìe della notte: l’azzurro e il blu, il chiarore giallo delle stelle. Lascia ora spazio al nuovo ruolo di Global Tyre Partner al fianco dei nerazzurri.

Resta il ricordo. Indelebile e altrettanto fiero dei successi e dei campioni che hanno indossato la casacca con quel nome. Come l’instancabile capitano Javier, in lacrime il 22 maggio del 2010 a consacrare il più grande successo del binomio Tronchetti-Moratti. Restano i trofei del triplete con l’insopportabile Mou. Insopportabile per chi doveva affrontarlo da avversario, ovviamente. Restano tutti gli altri campioni recenti che conosciamo a memoria e che vogliamo tenere volontariamente per un attimo in disparte, per lasciare spazio a sette lettere e tre sillabe che hanno fatto la storia dei nerazzurri: Pirelli.

Martina Napolano

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