L’Inter di Antonio Conte viaggia come un treno ad alta velocità. A più 9 punti dal Milan – che occupa il secondo posto – domina la vetta della classifica, raccogliendo in totale 53 punti. A 11 tappe dalla fine, la formazione nerazzurra è riuscita ancora una volta ad ottenere il successo al triplice fischio, nonostante la gara complicata. Conserva così integri i suoi jolly e la distanza dal traguardo si riduce.
La Repubblica ha sottolineato questa mattina con il noto giornalista Paolo Condò un particolare sul successo dei nerazzurri avvenuto ieri a Torino. Un buon risultato ottenuto grazie ad un’autorevole abilità di Lautaro Martinez. Una squadra elogiata con frasi fatte: “Sono le vittorie ottenute giocando male a portare lo scudetto”. La quale non è di fatto una teoria sbagliata, ma con la consapevolezza che debbano essere due su cento. Contro l’Atalanta di Gasperini, l’approccio è stato completamente differente. Conte ha dimostrato molta umiltà, con la consapevolezza che in gare come queste non puoi permetterti di rischiare troppo. Anche il pari sarebbe stata un’occasione sprecata, ma un colpo impeccabile di Skriniar ha reso possibile la conquista dei 3 punti necessari.
Contro il Torino, invece, non vi erano scelte: l’Inter ha eseguito la partita dominante, ma lo ha fatto male. La palla girava lentamente e si infrangevano contro le linee difensive dei granata. Il caso ha voluto che Izzo compiesse un’ingenuità, ma in poco tempo è arrivato un pareggio imminente. Anche dopo il gol di Lautaro hanno corso altri rischi. I segni d’affaticamento dopo un periodo di otto vittorie consecutive sono leciti. Ma nulla è ancora dato per scontato, perché nonostante il Milan ieri abbia fallito in casa, c’è ancora la Juventus ferita. Ma Conte lo sa benissimo. Il merito del tecnico è proprio quello di aver allargato una rosa ristretta. Con il recupero di Eriksen, è stato bravissimo nel suo lavoro. Un ulteriore passo, sarebbe convincere il danese a prendersi maggiori responsabilità, poiché compie un gioco illuminante ma ancora troppo limitato, rimanendo ancora “nascosto” dietro gli avversari.
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