Cordoba: “L’Inter deve trovare quella piccola luce per vincere qualcosa. Futuro? Non farò l’allenatore, sogno…”
L'ex difensore nerazzurro ha rilasciato una lunga intervista al sito RollingstoneL’ex difensore nerazzurro Ivan Ramiro Cordoba ha lasciato una lunga intervista al sito Rollingstone. Tanti i temi affrontati, a partire dal legame ancora vivo con l’Inter: “Ora non ho più nessuna ruolo all’Inter. A volte mi invitano agli eventi altre sono un ambasciatore del club. Ma in questo momento mi dedico ad alcune attività personali e lavoro sulla questione dell’intermediazione nel calcio, tra giocatori e squadre”.
Futuro nella Federcalcio colombiana: “Sì, certo. È un sogno. Con la giusta preparazione, sogno di essere un giorno il presidente della FCF e spero che possa diventare una realtà. Devo continuare a studiare per essere più capace e avere questa possibilità in futuro”.
Il presente nerazzurro: “Milan e Inter hanno commesso un grosso errore: chiudere il ciclo di una squadra vincente senza continuare con quell’eredità. Nelle grandi squadre bisogna sempre dare la priorità a questo, perché si può trascendere da quelle motivazioni e l’amore per la maglia. Sfortunatamente i risultati negativi sono venuti e gli obiettivi non sono stati raggiunti. Ora l’Inter deve puntare al massimo e deve trovare quella piccola luce per vincere qualcosa. Quindi, anche una Coppa italiana per tornare in pista”.
Ruolo da allenatore? “No, non è mai stato nelle mie idee fare l’allenatore. Ho fatto il corso UEFA B per allenare i bambini, perché ha attirato la mia attenzione. Volevo capire come comportarmi e come un allenatore dovrebbe agire in un settore giovanile. Mi è piaciuta di più la leadership e conosco l’applicazione, ma essere un allenatore non fa per me”.
Il tempo libero: “Mia moglie e io abbiamo diviso un po’ le attività dei nostri bambini. Le mie due ragazze fanno atletica, Juan José è in una scuola di calcio e abbiamo un bambino”.
I segreti del suo successo: “Ogni partita per me è stata una sfida. Sapevo di iniziare sempre con uno svantaggio e non puoi immaginare il desiderio che avevo nel mostrare agli attaccanti che ero capace di superarli. Era un grande desiderio. E ogni volta che ho incontrato un nuovo rivale, ho studiato i lineamenti e ho fatto un duello personale. Prima delle partite svolgevo un gran lavoro mentale ed è stata una motivazione in più”.
La prima convocazione in Nazionale: “Era strano, perché la telefonata arrivò negli stessi giorni in cui stava per sostenere un esame di ammissione all’università. Dopo aver parlato con i miei genitori, mi hanno detto di prendere la decisione che volevo. Non è stato difficile scegliere”.
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