FOCUS – Tra “anni zero” e “autofinanziamenti”, è ora di fermare la giostra
Nel mondo nerazzurro si sta vivendo un periodo di grande sconforto. Sembra di assistere ad un film già visto troppe volte, con un finale da incubo. Serve fermare la giostra sulla quale la nostra Inter è salita da troppe stagioni.Qualcuno ha sognato, qualcuno ha creduto che potesse essere l’anno buono, altri sono rimasti con i piedi per terra, pur ritenendo che si fosse finalmente imboccata la strada giusta: insomma, ci eravamo quasi cascati, anzi possiamo togliere il “quasi”. La nostra Inter fino a dicembre ci aveva “ingannati”. Dopo interminabili stagioni di fantomatici anni zero, l’autentico “anno zero” sembrava essere arrivato, quello della rinascita.
Poi però, ci siamo svegliati, ed il risveglio è stato duro, forse il più traumatico degli ultimi 5 anni. Sì, perché diciamocelo, nelle passate stagioni eravamo consapevoli che prima o poi tutto sarebbe svanito, che prima o poi saremmo crollati; quest’anno no, o almeno chi scrive non lo pensava.
Eravamo tutti (o quasi) convinti che fosse stata costruita finalmente una squadra quantomeno solida, ed invece sbagliavamo: 9 punti nelle ultime 9 partite, una tabella di marcia da piena zona retrocessione, una caduta verticale senza paracadute. Un film già visto, uno di quelli dei quali conosci già il finale e non ti piace. Lo guardi lo stesso e speri che le cose vadano diversamente, pur essendo consapevole che il copione è già stato scritto. Ecco, questo immaginario telespettatore seduto davanti al divano è il tifoso dell’Inter: un tifoso deluso, stanco, molto stanco.
Come ogni anno siamo qui a scrivere le stesse cose, a cercare i responsabili di turno, a processare l’allenatore, a chiederci quanti dei calciatori che stanno giocando in questo momento sono realmente da Inter.
Che poi sarebbe anche arrivato il momento di chiederci di quale Inter stiamo parlando. Ogni anno assistiamo al medesimo copione: si monta il giocattolo convinti di centrare l’obiettivo, si fallisce con una continuità che va oltre la legge dei grandi numeri, e si smonta puntualmente il giocattolo, cancellando tutto o quasi quel che si era costruito (in genere molto poco) e si ricomincia da zero.
Questo è il film al quale abbiamo assistito negli ultimi anni, esattamente questo, anche un pò monotono nella sua prevedibilità.
PROGETTO FA RIMA CON CHAMPIONS – Esiste inoltre un filo conduttore che unisce queste stagioni, un filo sottile che forse solo i tifosi nerazzurri, sofferenti per la situazione, riescono a individuare: vale a dire la frustrante sensazione di avere perso tempo, tanto tempo, quel tempo che non ritorna e che le altre squadre hanno sfruttato per arrivare dove sono ora. Hanno “costruito”, hanno “progettato”, due verbi dei quali spesso si abusa, ma che rendono l’idea di quel che manca all’Inter.
O meglio, all’Inter il progetto esiste: costruire ogni anno una squadra in grado di qualificarsi alla successiva Champions League. Quella stessa Champions che ha rappresentato la punta dell’Everest nella storia nerazzurra: da un lato l’apice del successo, dall’altro l’inizio dell’inesorabile discesa alla quale non si riesce a trovare un freno.
La Champions League sta diventando la nostra “ossessione”, anzi, meglio correggersi, la qualificazione alla Champions sta diventando un’ossessione. E’ vero, i tempi sono cambiati, una volta l’ossessione era rappresentata dal vincerla, ora dal parteciparvi. Basterebbe questo per rendere l’idea del momento che si sta vivendo in casa Inter.
Chiaramente la qualificazione alla massima competizione continentale serve, è inutile negarlo. E’ vitale. Purtroppo però la nostra situazione finanziaria non ci consente di sbagliare, e quella di “sbagliare” sta diventando un’abitudine dell’Inter.
Senza puntare il dito contro Mancini o la società, se la situazione è quella che stiamo vivendo, degli errori ci sono stati. E sono proprio gli errori quelli che l’Inter non può permettersi. Sbagliando infatti, si è costretti a ricominciare da zero: viviamo in un circolo vizioso, in una gigantesca giostra sulla quale siamo saliti e dalla quale non riusciamo più a scendere.
PIANO B: AUTOFINANZIAMENTO – Entrando più nel dettaglio, basti pensare che continuando di questo passo, non si arriverà tra le prime tre classificate e se così fosse, scatterebbe il famoso piano B: vale a dire quello che porta all’autofinanziamento. Insomma, siete pronti per vivere un’altra estate all’insegna del “cedere per acquistare“, all’insegna del “monta e rimonta“? Ecco, se non lo siete, preparatevi.
La speranza in questa stagione era quella di aver costruito uno zoccolo duro dal quale ripartire. Una base di calciatori pronti per poter essere partecipi di un’Inter nuovamente vincente. Questa cosiddetta “base” sulla quale ripartire, ci sarebbe, ma è proprio quella che servirà per finanziare il mercato.
Pensiamo a Brozovic e Icardi ad esempio: due calciatori che al di là delle critiche che spesso ricevono, possono essere considerati tra i pochi calciatori sui quali ripartire. Entrambi però saranno i primi ad essere ceduti in caso di mancata qualificazione in Champions. A quel punto cosa rimarrebbe? Handanovic, Miranda, Murillo, Kondogbia e forse Perisic, con gli ultimi due che non hanno pienamente convinto.
Anche Ljajic e Telles, che pure meriterebbero la conferma (soprattutto il terzino brasiliano), sarebbero in bilico, considerando il costo del loro cartellino. Ecco dunque che si ritornerebe al punto di partenza: si dovrebbe costruire una squadra tutta nuova. Si dovrebbe far ripartire la giostra nerazzurra, smontando nuovamente il giocattolo e rimontandolo nuovamente, con un margine di errore vicino all’1%.
COME SE NE ESCE? – L’Inter è entrata in una spirale, un vortice dal quale è difficile uscire, e probabilmente è arrivato il momento di rivisitare determinate strategie: la scelta che si porrà di fronte a noi sarà la seguente: fare un altro, l’ennesimo, giro di giostra, smontando e rimontando il giocattolo, sperando che finalmente tutti i tasselli del puzzle vadano al loro posto, senza commettere alcun errore. Oppure progettare, questa volta per davvero?
Nel caso in cui si decidesse di intraprendere la prima strada, lo si dovrebbe fare con decisione, innalzando almeno il monte ingaggi, cercando di portare a Milano dei campioni (magari a parametro zero), riducendo al minimo i rischi di ulteriore fallimento. Se invece si decidesse di intraprendere la seconda, a quel punto saremmo diretti verso un ulteriore ridimensionamento: si ridurrebbero le spese, e quindi il deficit di bilancio, ripartendo con una squadra giovane, alla quale andrebbe dato tempo. Ci dovremmo abituare ad una realtà che non è propria dell’Inter, almeno per qualche anno, ma se questa realtà servisse a ricostruire seriamente, altri 2-3 anni di purgatorio sarebbero accettabili, a patto di essere funzionali al raggiungimento di un obiettivo.
Quella brutta sensazione di aver gettato interi campionati, dovrà essere cancellata, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo.
In attesa di capire cosa potrà succederà però, ci sarebbero da giocare ancora 13 giornate, 13 giornate che potrebbero trasformarsi in un’altra Via Crucis, oppure potrebbero rendere assolutamente inutile le tante parole fin qui scritte. L’auspicio di ogni tifoso nerazzurro è quella di un cambio di marcia deciso da parte della squadra, ma queste parole sono state scritte e dette fin troppe volte. Probabilmente è meglio non attendersi nulla, senza perdere almeno la speranza, quella che anima ogni tifoso. La speranza che un giorno le cose possano cambiare, la speranza di non dover più assistere ad un copione del quale conosciamo già il finale.