Il FILM del 2018 in 12 diapositive: ecco l’anno nerazzurro, mese per mese

Non è che ci sia sempre una logica, un filo conduttore. A volte gli anni passano e non è scontato dar loro un titolo, specie se c'è di mezzo una squadra che si definisce "pazza", che è contenta di esserlo, che non fa niente per essere diversa da quello che è. Aggiungete, poi, che ciascun anno solare, nel pallone, è diviso tra la seconda metà di un anno sportivo e la prima metà di quello successivo: il che rende ancor più arduo il compito di chi (sventurato) ne deve scrivere. Ma scriviamone: unire i puntini degli episodi precedenti non si può, ma si può dire questo: che nel 2018 l'Inter è cresciuta, ha fatto cose che da qualche anno non faceva (tipo giocare in Champions, tipo fare punti in Champions, tipo vincere partite di Champions: ma anche ritrovare credibilità in Italia e un assetto economico-dirigenziale solido). GENNAIO: TRA RAFINHA E LA PAREGGITE Proprio perché, come dicevamo, gli anni solari iniziano nel mezzo del campionato, dobbiamo far cominciare questo film con la storia già in fase avanzata. Breve riepilogo: nelle prime sedici partite, l'Inter stava andando forte, aveva 40 punti in classifica. Sino al pareggio per 0-0 con la Juventus, che segna la fine del momento d'oro: a quel punto i nerazzurri mettono la lingua fuori e perdono con l'Udinese e il Sassuolo, prima di chiudere il mese di dicembre con uno 0-0 con la Lazio. Che mette inizio alla serie di pareggi che caratterizzerà il mese che ci interessa, quello di gennaio. Il mese, peraltro, dell'acquisto di Rafinha, il trequartista brasiliano giunto in prestito dal Barcellona che tanto riuscirà a farsi apprezzare in nerazzurro. Ma dicevamo: gennaio si apre con l'1-1 contro la Fiorentina a Firenze, in una partita che aveva visto un'Inter stanca ma che, tutto sommato, reggeva: i nerazzurri passano in vantaggio con Icardi, ma si fanno riprendere sul più bello (al 91', cioè) dal Cholito Simeone, figlio del Cholo, ex giocatore (e chissà, futuro allenatore?) dell'Inter. Dopo quindici giorni di pausa, si torna in campo a San Siro contro la Roma: anche in questo a caso finisce a 1-1, con i giallorossi in vantaggio nel primo tempo (gol di El Shaarawy, ex Milan) e con l'Inter che acciuffa il pareggio nei minuti finali (Vecino all'86'). Sette giorni dopo, terzo 1-1 di fila: succede a Ferrara contro la SPAL, con l'Inter che si fa raggiungere sul pari da Paloschi, al 90'. Altri due punti persi per i nerazzurri, che a fine mese perderanno anche il loro giocatore più importante: Mauro Icardi. E qui passiamo avanti. FEBBRAIO: ICARDI VA K.O. E' il 31 gennaio quando l'Inter annuncia che "esami clinici e strumentali per Mauro Icardi" hanno denotato "un'elongazione agli adduttori della coscia destra". Aggiungeva, poi, che nei giorni successivi le sue condizioni sarebbero state valutate. Alla fine l'argentino ne ha per circa un mese. E infatti, per tutto il mese di febbraio Icardi non vede il campo. La domanda, a questo punto, è se l'Inter ne abbia risentito: domanda in realtà insensata visto che già prima non stava andando bene. I nerazzurri rimangono quelli del periodo che corre: poco in forma, poco in palla, ma non per la mancanza di Icardi. Va così. Pareggia col Crotone, perde col Genoa. Ma fa anche qualcosa di buono: batte il Benevento, batte il Bologna. Peraltro, con un gran gol del giovane Karamoh. E comunque Eder lo sostituisce bene, Icardi, per quel che può. Segna 2 gol e non sfigura in generale. MARZO: MAURITO A CORRENTE ALTERNATA Ma è a marzo che Icardi torna, e torna a fare la differenza. In tutti i sensi. Contro il Milan, per dire, commette due spaventosi errori di fronte alla porta, di cui uno al 93', e risulta essere decisivo ai fini del pareggio per 0-0 con i rossoneri o - se preferite - della non-vittoria. Sarà l'incazzatura per la lunga assenza, sarà la voglia di spaccare il mondo (e altro) dopo gli incredibili errori nella stracittadina e dopo la partita da fantasma col Napoli (pareggiata con 0 gol per ciascuna squadra, e con altrettante occasioni da gol per Icardi), sarà quello che volete: ma poi con la Sampdoria si va a vincere 0-5 (e Icardi ne fa 4), e poi con il Verona si vince 3-0 (e Icardi ne fa 2). Stiamo facendo il film del 2018? A marzo abbiamo Icardi che ogni tanto fa scena muta, e che ogni tanto fa pure troppo. Il ruolo è quello, in questo mese, dell'attore protagonista a corrente alternata. APRILE: REGOLAMENTO DI CONTI CON LA JUVE L'Inter continua ad andare a targhe alterne. Lo si nota soprattutto nel mese di aprile, un 'casino' di mese: perché dopo le due goleade di cui sopra, Spalletti va a Torino (col Torino) e viene purgato da Ljajic (1-0 per i granata e tutti a casa), poi va a Bergamo e non va oltre lo 0-0 in casa di Gasperini. E poi, però, ne rifila 4 al Cagliari e batte anche il Chievo a Verona. E soprattutto arriva il regolamento di conti con la Juventus. Alzi la mano chi, fra i tifosi nerazzurri, alle 22.45 di quel 28 aprile, non stava già pensando a come sfottere amici o parenti juventini. E il rosso a Vecino, e il non-rosso a Pjanic, e il giallo a D'Ambrosio. Ebbene, comunque sia, l'inversione dei poli delle 22.50 non l'avrebbe potuta prevedere nessuno se non - intuitivamente - chi aveva storto il naso vedendo il cambio Icardi-Santon: fatto sta che la Juventus la ribalta, dal 2-1 si va sul 2-3, con l'autogol di Skriniar e il gol di Higuain. Le lacrime di Maurito in panchina al fischio finale diventano il simbolo del momento nerazzurro. MAGGIO: LA PRENDE VECINO Avrà preso appunti, l'Inter, chi lo sa. Ma da quel momento in poi è costretta a giocarsela fino alla fine, e fino alla fine se la gioca. Sinché, appunto, si arriva all'atto finale, all'Olimpico con la Lazio. Anche qui, una rimonta da 2-1 a 2-3, nei minuti finali. Ma stavolta ad opera dei nerazzurri, che tra il 78' e l'81' schiantano la squadra di Simone Inzaghi, crollata sotto gli errori di Stefan de Vrij (già sotto pressione mediaticamente perché futuro interista già dichiarato) e sotto il colpo di testa di Vecino, che realizza per il 2-3 finale. E, signore e signori, ecco servito il verdetto: sarà la Garra Charrua, sarà lo Spallettismo, sarà anche un po' di fortuna o quello che volete, ma l'Inter è in Champions League. GIUGNO: TEMPO DI BILANCI Pure Steven Zhang (che diventerà poi presidente) è contento, si emoziona, piange un po'. Perché alla fine Spalletti ha portato quello che gli era stato chiesto, ma pur sempre al termine di un'annata difficilissima, complicatissima, dove i risultati per altro non sono sempre arrivati, e dove l'Inter nella seconda parte di campionato ha vissuto soprattutto di rendita dal girone d'andata. Fino, come abbiamo visto, a ridursi all'ultimo. All'Inter è tempo dei bilanci, a giugno. Si può fare un altro anno così? No. Il prossimo anno c'è la Champions, ci sono più impegni, tutto sarà più difficile. E poi quest'estate c'è gente che andrà ai Mondiali, quanto gli ci vorrà per tornare in condizione? Ecco, intanto vediamoli, i Mondiali. LUGLIO: CAMPAGNA DI RUSSIA Magari i Mondiali non saranno argomento gradito a qualche italiano che ancora non ha perdonato Ventura (forse a Verona ne troviamo qualcuno), ma torniamoci almeno per dire c'è da stare contenti per i giocatori dell'Inter. Ad esempio Vecino, arrivato ai quarti di finale con l'Uruguay ancorché poi sbattuto fuori dalla Francia, che poi sarebbe andata a vincerli, i Mondiali. O prendiamo Miranda, anch'egli finito col Brasile tra le migliori otto della campagna russa. Chi ha fatto meglio di tutti sono stati Brozovic, Perisic e Vrsaljko, finalisti con la Croazia, insieme a Kovacic (ex nerazzurro) e Modric (grande obiettivo dell'Inter inseguito proprio in quel periodo, e soprattutto ad agosto, da Ausilio). A proposito: Modric. Parliamo di cose interessanti. AGOSTO: TRA SOGNI (MODRIC) E REALTA' (1 PUNTO IN 2 PARTITE) Se stiamo facendo il film del 2018 dell'Inter qui occorrerebbe aprire una vera e propria telenovela. Fatta come sono fatte tutte quelle telenovele di mercato che sfiancano più chi le segue che chi le fa, più chi ne deve scrivere e - possibilmente - cercare di capirci qualcosa per primo, prima chi poi le deve andare a leggere. Il giocatore vuole? Non vuole? E Florentino? Ma la richiesta? La domanda? E l'offerta? Ma l'Inter fa leva sulla volontà del giocatore (che però non si sa se vuole). Ma forse resta. Ma forse no. Ma ecco che ha messo un "mi piace" ad una foto dell'Inter. Ma poi lo ha tolto. Ma perché l'Inter non ha preso Vidal quando poteva? Ma, poi, quanto tempo abbiamo perso ad occuparci di un affare che sembrava fatto e che, alla fine, ha fatto come il rinculo di un fucile, ed è saltato così, nel niente? Tanto. E già si dice in giro che la seconda stagione della soap in questione ce la dovremo sorbire prossimamente, la prossima estate. Del resto si ha sempre a che fare con roba spagnola. Filmìni spagnoli, giocatori spagnoli, squadre spagnole. Fatto sta che il subbuglio da mercato lascia il posto all'incazzatura vera e propria dei tifosi quando si vede che la squadra ancora non c'è. Va Sassuolo e perde a Sassuolo. Ospita il Torino, Handanovic scappella, e il Toro pareggia. Un casino. SETTEMBRE: LA RI-PRENDE VECINO Per fortuna c'è il Tottenham che - un paio di partite dopo quella col Toro - viene ospitato a San Siro e compie un suicidio sportivo dopo aver controllato il match. Tutto lasciava pensare ad un'altra, ennesima, sconfitta dell'Inter, con gli Spurs che fino all'85' erano sullo 0-1, ma poi ecco la rimonta. Prima la bomba di Icardi da fuori area (cosa rarissima da vedere: un tiro di Icardi da fuori area?), poi il gol di Vecino che manda ai matti anche Trevisani e Adani. Per due settimane si parla del "la riprende Vecino", della garra charrua, e altra roba simile. Questo tanto per inquadrare i principali argomenti di discussione dopo una vittoria in Champions che non succedeva da quasi sei anni. OTTOBRE: LA PAURA FA 93 Morale: come sempre, l'Inter, si galvanizza e fa un girone d'andata - almeno fino all'autunno - a 300 all'ora. Prima di calare, secondo schema (ops: altro spoiler, è che non vediamo l'ora di finire il film). Funziona bene l'Inter, ma funziona bene anche il Milan, ancora non entrato nella metastasi di infortuni che ancora adesso attanagliano la squadra di Gattuso. E così si gioca il derby, ed è un derby bloccato, senza gol, una partita tatticissima. Sinché Icardi non decide di dare una svolta alla serata, al 93', allo stesso minuto in cui qualche mese fa, sempre in un derby, buttava via un gol già fatto e una vittoria certa per l'Inter. Stavolta segna con tutte le facilitazioni del caso, ma segna: Musacchio che lo perde per strada, Donnarumma che a mezza strada si accorge di avere una farfalla nel guantone, e Icardi che - su cross di Vecino - si fuma una sigaretta, segna, bacia Wanda in diretta tv, cose così. NOVEMBRE: ALMENO C'E' LA SALUTE Stiamo per entrare nella parte più drammatica della faccenda, ma ancora qualche motivo per tirarci su il morale ci rimane. Per esempio, vuoi mettere l'onore di confrontarti con gente come Piqué, Rakitic, Coutinho (ricorda qualcosa?) e compagni, e insomma con quella squadra che magari 8-9 anni fa l'Inter riusciva persino a battere e contro cui si guadagnava le finali di Champions? Adesso quella squadra l'Inter non la batte, non passa neanche il girone di Champions. Ma almeno ci è dentro, e respira una certa aria: e non è poco. Almeno c'è la salute, si direbbe. Poi, magari, contro il Barcellona, un pareggino ce lo tiri pure fuori. E in effetti è successo, lo scorso 6 novembre, peraltro in maniera pazzesca perché Malcom all'83' ha fatto lo 0-1 e poi Icardi cinque minuti dopo lo ha riacciuffato. Bei ricordi anche se, a ben pensarci, è da lì che l'Inter ha collezionato qualche sgambetto di troppo, venendo tagliata fuori. DICEMBRE: MENO MALE CHE BEPPE C'E' L'epilogo, comunque, non tarda ad arrivare, e l'1-1 del'11 dicembre col PSV manda l'Inter fuori dalla Champions, con la stessa Inter più interessata a guardare se il Barcellona stesse facendo il bravo e non stesse facendo biscotti o tortine col Tottenham che a vincere una partita in cui ha sbagliato tutto, per colpa anche del tecnico, beninteso. Dicembre è notoriamente un mese poco amico ai nerazzurri ultimamente, ci sono solo rogne: c'è Natale (e potrebbe bastare), c'è Santo Stefano (e potrebbe bastare) c'è San Silvestro (e potrebbe bastare). Ogni film (reale, e non cinepanettone) che finisce a fine anno è destinato ad avere un epilogo da Stephen King o simili, ma quest'anno il discorso è ancora più valido: tra le querelle con i tweet e le dichiarazioni di Wanda Nara su rinnovi che si sono poi scoperti essere con la Nike, e su retroscena di mercato poco edificanti; tra il caso Nainggolan che ha pensato bene di fare a Milano quello che già a Roma dicevano facesse (anche con Spalletti allenatore, che di lui ebbe a dire che stava diventando bravo); e tra mille altre situazioni, la nota positiva è l'arrivo di Marotta che - pare di capire - ha già messo tutti in riga. Anche perché essere pazzi ha un limite, e perché il prossimo anno vorremmo dare un titolo, a questo film.

Il FILM del 2018 in 12 diapositive: ecco l’anno nerazzurro, mese per mese

Lorenzo Della Savia - Autore

OTTOBRE: LA PAURA FA 93

Lorenzo Della Savia
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