FOCUS – L’Inter e l’Europa League: quando scegliere è una necessità
Dopo la sconfitta rimediata contro l'Hapoel Be'er Sheva, l'Inter perde malamente anche contro lo Sparta Praga e rischia seriamente l'eliminazione in Europa League. Ma i nerazzurri possono davvero permettersi di partecipare a tre competizioni?Quella che è andata in scena ieri è stata senza ombra di dubbio una delle più brutte prestazioni che l’Inter abbia fornito negli ultimi anni. Una prova inconsistente, priva di carattere e voglia di competere, con scarsissimi contenuti tecnici: insomma una vittoria che lo Sparta Praga ha pienamente meritato e che forse, per il volume del gioco espresso, poteva anche essere più larga del 3-1 finale.
Dalle prime due giornate di Europa League però, è emerso un dato incontrovertibile: l’Inter non ha la rosa – sia numericamente che qualitativamente – per disputare sia il campionato che la competizione europea. E’ un giudizio severo, ma d’altronde non si può fare a meno di trarre queste conclusioni dopo lo scempio al quale abbiamo assistito contro l’Hapoel e lo Sparta Praga.
Questa conclusione tra l’altro, ci permette di fare una considerazione più ampia circa l’Inter di de Boer e le sue reali ambizioni: quel che si può tranquillamente sostenere è che la squadra allenata dal tecnico olandese riesce ad essere all’altezza delle aspettative nel momento in cui tutti – e va sottolineato “tutti” – i cosiddetti “titolari” sono abili e arruolabili. Se al solito undici di partenza iniziano a mancare 2 o 3 tasselli, la squadra si trasforma e da buona diventa rapidamente mediocre.
Un caso emblematico in questo senso è rappresentato da Miranda: quando il difensore brasiliano è presente, non solo fornisce buonissime prestazioni, ma addirittura riesce ad incrementare il livello delle prove fornite dal suo compagno di reparto, sia esso Murillo o Ranocchia. Questi ultimi due, tolti dalla guida sapiente del centrale brasiliano, diventano assolutamente inguardabili, non riuscendo a dare alcuna garanzia di affidabilità al tecnico olandese.
Un altro esempio è rappresentato da Joao Mario: il calciatore portoghese è assolutamente fondamentale nel centrocampo nerazzurro perché riesce a fare da collante tra i reparti, elevando le prestazioni di Medel e di Banega (quest’ultimo disordinato senza la guida dell’ex calciatore dello Sporting Lisbona).
L’ultimo esempio assolutamente illuminante non può che essere fornito da Icardi: senza il bomber argentino infatti, il gol sembra essere un miraggio per la squadra di de Boer.
A rendere poi ancor più complesso il cammino dell’Inter in Europa League ci sono anche i paletti imposti dal Fair Play Finanziario che ha costretto il club di Corso Vittorio Emanuele a non inserire nella lista Uefa Joao Mario, Kondogbia, Jovetic e Gabigol, ovvero, soprattutto nel caso dei due attaccanti, calciatori che in campionato hanno meno possibilità di giocare, ma che avrebbero dato un contributo importante alla causa nerazzurra in Europa League.
Dunque quel che l’Inter si trova davanti a sé non è una scelta consapevole, bensì una necessità: se si vuole competere fino in fondo per i primi tre posti in campionato, si deve necessariamente sacrificare l’Europa League, o almeno disputarla facendo riposare diversi titolari in vista del campionato.
Tutti vorrebbero vedere l’Inter tornare a trionfare in Europa o, nel peggiore dei casi, non vederla protagonista delle brutte figure alle quali abbiamo assistito ultimamente: ora però serve pragmatismo e la realtà ci dice che, nostro malgrado, dobbiamo scegliere. Arriveranno tempi migliori, tempi in cui l’Inter potrà competere ad alti livelli in tutte le competizioni. Basterà avere pazienza e lasciare lavorare Suning: la rivoluzione cinese è appena iniziata.