Essere in cima a una classifica non è sempre una buona notizia. Lo sa bene l’Inter, prima in una graduatoria che non può essere di certo un vanto: quella della rosa più vecchia della Serie A, con ben 28,8 anni di media (al secondo posto c’è il Napoli, ma piuttosto distante con 27,5). Ma non solo: i nerazzurri sono anche la squadra con l’età media dei giocatori scesi in campo per partita più alta: 28,4. E per completare il quadro, nella sfida di domenica scorsa contro la Juventus, la formazione di Inzaghi ha toccato il picco di 29,4, con addirittura sette calciatori su sedici (compresi i subentrati), ovvero quasi la metà, over 30.
NON PER FORZA UN MALE…MA A UNA CONDIZIONE – In realtà avere un’età media così elevata non è necessariamente un aspetto negativo: a volte è proprio grazie all’esperienza che si vincono i trofei, mentre la gioventù non sempre è in grado di reggere certe pressioni. Ad esempio, la formazione del Triplete non era di certo ricca di “giovincelli” (28,3 la media). Ma bisogna vincere. Questa è la parola chiave. E l’Inter, nonostante le due Supercoppe e l’ultima Coppa Italia portate in bacheca, ha fallito per due anni consecutivi l’obiettivo principale, lo scudetto. Allora sorge spontaneo chiedersi se quella intrapresa dalla dirigenza nerazzurra sia la strada corretta o se sia più conveniente puntare sui giovani per avere un gruppo squadra futuribile e capace di essere competitivo nel lungo periodo.
IL MIX VINCENTE – Come ricorda il Corriere dello Sport, alcuni acquisti d’esperienza – come Mkhitaryan o Acerbi nell’ultima sessione di mercato – possono fare particolarmente comodo: anzi, a volte sono proprio necessari. E infatti questi due innesti sono stati tra i più positivi della stagione nerazzurra. Ma guardando avanti, non si può sempre andare in questa direzione. Serve un buon nucleo di giovani, affiancato da calciatori più navigati, da far crescere per aumentare il valore della rosa nel tempo e “costruirsi in casa” i campioni del futuro. Soprattutto in questo periodo storico, in cui l’Inter – ma in generale il calcio italiano – non ha più le risorse economiche e l’appeal internazionale di un tempo per permettersi certi fenomeni già affermati. Colpi alla Hojlund, Maignan, Thiaw, Kvaratskhelia, Kim possono essere la svolta per il club: comprare a basso prezzo per accrescere il valore della squadra o più semplicemente per rivenderli a cifre superiori. Ed è ovvio che ogni tanto si possa beccare un flop, come il De Ketelaere (anche se non è ancora detta l’ultima…) di turno. Ma se non si rischia, non si potrà mai pescare il nuovo Kvara.
Insomma, l’Inter ha bisogno di ringiovanire la rosa per guardare al futuro con più ottimismo e maggiori speranze di successo nel lungo periodo. I mercati basati solo sui parametri zero o su giocatori esperti “in saldo” non portano lontano. Il super Napoli di quest’anno, con Kvaratskhelia e Kim, insegna.
Tutte le informazioni utili per seguire la gara
Il nostro approfondimento sugli interisti ceduti in prestito
Si accende il duello
L'ipotesi per il trasferimento a gennaio