1 Febbraio 2020

L’INTERTINENTE – Il mercato nerazzurro di gennaio, tra “metà Real Madrid” e il gioiello Eriksen: ecco la prima Inter formato 2020

Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri

Nonostante travisare le uscite – specie se provenienti dalla Pinetina – sia una delle attività più in voga nel circolo giornalistico italiano, il lapidario punto sul mercato rilasciato da Antonio Conte nella conferenza pre-Cagliari è insindacabile e non ha delegittimato l’operato di Beppe Marotta, né ha sconfessato quanto da quest’ultimo è stato sostenuto fino a qualche ora fa: a fronte della parsimonia finanziaria che l’Inter è tenuta a considerare – benché i parametri del FFP non spaventino più come un tempo -, l’appena conclusa sessione di riparazione doveva essere all’insegna delle opportunità, ed esattamente questo è stato il canovaccio.

Quando Conte si è lasciato sfuggire la battuta del “[…] metà Real Madrid”, non intendeva certo screditare lo zelo con il quale la dirigenza gli ha fornito rinforzi di assoluto livello, bensì tendeva a richiamare alla sobrietà nelle previsioni e a calmierare chiunque volesse già proiettarsi verso scenari fantascientifici. Dapprima, perché, seppure il numero dei nuovi arrivi  supera quello delle cessioni, è anche vero che uno dei reparti, l’attacco, – che più necessitava di essere rivisitato – insieme al centrocampo, che però è stato magistralmente assestato -, è rimasto scoperto.

Sin dagli iniziali bollettini medici sugli infortuni, Conte ha sempre denunciato una penuria di opzioni in termini di effettivi, allertando che, nel medio-lungo periodo, questo disagio avrebbe potuto tramutarsi in mancanza. Infatti, tra ottobre e dicembre, e in taluni dei momenti nevralgici della prima parte d’annata – su tutte, la sfida al Borussia a Dortmund e quella a San Siro al Barcellona -, l’indisponibilità di alcuni elementi chiave – Sensi e Barella in primis – e l’impossibilità di rimaneggiare la formazione con ripieghi all’altezza sono costate qualificazione in Champions League e alcune vittorie che in Campionato potrebbero risultare determinanti.

Archiviando il passato, c’è pronto il presente che porta in dote 3 innesti che potrebbero contornare con tonalità entusiasmanti il panorama del futuro: appare davvero complesso recriminare sulla qualità delle operazioni interiste di gennaio, e qualora si opinasse, basterebbe confrontarle con quelle delle recenti finestre invernali. Partendo da Ashley Young, un esterno che combinasse visione di gioco ad una resistenza impressionante e ad un’elevatissima qualità di base, era un lusso che, nei pressi di Appiano Gentile, pareva ormai destinato a restare irrealizzabile. Il numero 15 è un veterano del Calcio d’Oltremanica ed è stato uno dei cardini più rappresentativi del Manchester United degli ultimi 10 anni: malgrado l’età, parlare di lui come un rincalzo è un peccato capitale, in quanto affidabilità, tenuta, ed efficacia sono le sue principali caratteristiche, che Conte ha già ampiamente notato.

In ordine di approdo, al britannico è succeduto Victor Moses, il cui acquisto è stato un colpo annunciato sin dall’estate scorsa e ritardato per la inconciliabilità di programmazione sull’asse Milano-Londra; ad ogni modo, era certo che il nigeriano fosse promesso adepto della corte di Antonio Conte. L’ex Chelsea e Fenerbahçe è esattamente quel concentrato di abilità d’interdizione, di spina offensiva, e di diligenza tattica, di cui l’allenatore leccese aveva bisogno e che in concomitanza con il primo anno ai Blues del medesimo si è consacrato: un frangiflutti che sulle corsie esterne riporta ordine, imprevedibilità, e capacità di creare superiorità numerica, stravolgendo gli schemi avversari.

Infine, il finale più mellifluo che si potesse sognare è stato agghindato e donato da un danese dalla somatica di ghiaccio e dall’eleganza eccelsa: Christian Eriksen ha scaldato il cuore del popolo nerazzurro e il suo avvento interista è stato possibile grazie alla detonazione tra la strategica sagacia e l’elaborata lungimiranza di Marotta di giungere laddove tutti avrebbero atteso fino a giugno, e la determinazione da fuoriclasse dell’ex Tottenham che ha deciso di sposare un progetto indubbiamente incerto ma sicuramente affascinante e stimolante, rinunciando a lusinghe più remunerative – vedi Manchester, sponda Red Devils, e Real Madrid.

Il gioiello di Middelfart si ascrive a quella categoria di “tuttocampisti” che odiernamente è tanto osannata: Eriksen eccelle in mediana, in cabina di regia, da interno, da esterno, con ambivalente licenza di rifinitore e di diga, a seconda del modulo da interpretare, e in virtù della classe superiore della quale è padrone. Il dualismo con Sensi e Brozovic non sarà un problema, così come l’eventualità di un alter-ego con il folletto italiano e con il fulcro croato non rappresenterà una grana, dato che il compito della coesistenza sarà, per l’appunto, affidato ad un esperto delle missioni impossibili, quale è Antonio Conte.

Perché sarà pur vero che “[…] metà Real Madrid” sia rimasta nella Capitale spagnola, ma quest’Inter riformulata piace tanto, ed è solo da attendere: noi ci siamo.

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