1 Agosto 2018

L’Intertinente – Spalletti e un “esercito di sentimento”: l’Inter e gli interisti come sinonimi di rispetto

Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri

Le manovre di mercato ipotecate in questi mesi e i dichiarati obiettivi della dirigenza interista per le restanti settimane di trattative, infiammano un’estate già abbastanza rovente e torrida, e galvanizzano le ambizioni dei tifosi, trascinati da un’atmosfera di entusiasmo che non si percepiva da diversi anni e che proietta l’Inter a sognare traguardi impossibili solo da menzionare a fine maggio scorso.

Gli approdi dei vari Lautaro Martinez, Asamoah, Politano, e (soprattutto) di De Vrij e Nainggolan, hanno inevitabilmente riformulato al rialzo le aspettative della piazza; l’arrivo di Vrsaljko e la possibile acquisizione di Vidal, poi, andranno ad affinare ed incrementare il valore assoluto della rosa, su cui la dirigenza sta ulteriormente lavorando per mirare addirittura ad un nome di risonanza mondiale – qual è quello di Modric – per finalizzare pirotecnicamente un progetto partito dal gennaio passato.

Oltre ciò a cui si potrà tendere, è indubbio che le aspettative dovranno essere rapportate alle concrete potenzialità della squadra, che saranno ravvisabili una volta che Luciano Spalletti avrà a disposizione un gruppo tecnicamente valido e tatticamente studiato. Proprio l’allenatore toscano ha centrato il punto nel dopo gara di domenica sera: “Mancano due pedine, lo dobbiamo ai tifosi”.

Nel perimetro di queste parole, si concentra l’affidabilità che Spalletti emana, fuori dalle mere logiche di vittorie e dai (talvolta) vuoti conteggi dei successi: la capacità di creare un’empatia con un ambiente e di entrare in sinergia con le sue dinamiche, è dote molto più prestigiosa di qualsiasi trofeo si possa porre in bacheca. In questo, l’oratore di Certaldo è maestro indiscusso, in virtù del saldo legame intrecciato con la San Siro nerazzurra – “esercito di sentimento”, come l’ha definito – da un anno ad oggi.

L’eccezionalità delle sue esternazioni è nel rimarcare che puntare al massimo sia fondamentale innanzitutto in rispetto ai sostenitori, che sono apostoli e testimoni di una tradizione ultra-secolare – rappresentata dalla storia della Beneamata -, e prima di ogni stagione sono credenti ante-litteram di una narrazione che ancora deve essere esplicitata.

In sostanza, è necessario non soltanto accondiscendere alle richieste di un allenatore ed assecondarne i desideri, ma lo è altrettanto la consapevolezza che qualsiasi scelta debba essere ponderata sul rispetto che la cornice di tifo dell’Inter merita e richiede da tempo. Dunque, un ultimo sforzo, Ausilio & C.: la redenzione è vicina.

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