FOCUS – Inter oltre i suoi limiti: Mancini e quella coperta troppo corta…
Ieri l'Inter ha conquistato una sofferta ed importantissima vittoria a Empoli. La squadra sta andando oltre i propri limiti e Mancini nel post-partita ha parlato di "coperta corta". Analizziamo le parole del tecnico di Jesi e cerchiamo di capire come è possibile compiere un ulteriore salto di qualità.A volte fermarsi è indispensabile, altre è consigliabile, altre ancora è nocivo. Inter-Lazio sulla carta doveva rappresentare la ciliegina sulla torta, l’ultima esibizione prima di terminare lo spettacolo e ricevere la meritata standig-ovation. Poi sarebbe arrivata la pausa, con la possibilità di godersi un primato in classifica assolutamente sorprendente ed inaspettato. Nel copione nerazzurro però qualcosa è andato storto e la sfida contro la formazione capitolina si è trasformata in un pericoloso boomerang.
All’indomani della sconfitta contro la Lazio infatti, intorno all’Inter si è alzato un incredibile polverone mediatico: si è parlato di spogliatoio spaccato, di liti tra allenatore e calciatori, di multe in arrivo. Insomma si è dipinto un quadro dai contorni drammatici.
In uno scenario di questo tipo, la sosta poteva trasformarsi in qualcosa di nocivo per la compagine allenata da Roberto Mancini: le tante critiche ricevute avrebbero potuto minare le certezze faticosamente costruite nella prima parte del campionato.
A rendere la situazione ancor più complicata ci ha pensato il calendario: la Befana nerazzurra infatti ha portato in dote una delle squadre più in forma del campionato prima della sosta. Quell’Empoli di Marco Giampaolo, capace di inanellare risultati addirittura migliori rispetto a quelli ottenuti da Sarri.
Le premesse per un nuovo stop dunque, c’erano tutte, ma la squadra ha dato una risposta importante, in un momento particolarmente delicato della stagione.
La vittoria conquistata in Toscana riconsegna all’Inter il primato in classifica e permette alla Beneamata di dare una risposta importante alle altre pretendenti al titolo, in una giornata che sulla carta era assolutamente sfavorevole. Per riuscire però a pesare in maniera quanto più possibile oggettiva il primo posto in classifica, vanno fatte alcune considerazioni di carattere generale.
Innanzitutto si deve partire da un presupposto tanto semplice, quanto importante: l’Inter di Mancini sta andando oltre le sue attuali potenzialità. Scriverlo sembra scontato, quasi superfluo, invece è fondamentale per avere un giudizio complessivamente corretto sulla reale portata della stagione nerazzurra.
Questa Inter infatti non è un’armata imbattibile e non è (ancora) una grande squadra: basta osservarla con attenzione per capire come i limiti siano evidenti. Spesso le si rimprovera di “giocare un brutto calcio” e tale rilievo non può essere smentito. Spesso siamo brutti e non potrebbe essere altrimenti.
Se in estate si è deciso consapevolmente di costruire una squadra forte fisicamente, sacrificando la qualità in alcune zone del campo, non ci si può di certo sorprendere del gioco espresso. L’Inter potrà sicuramente disputare delle partite migliori rispetto a quella di ieri – vedasi la vittoria contro il Genoa – ma non darà mai spettacolo, non può e non vuole farlo. Ed è forse proprio questa la chiave dei tanti successi conseguiti finora: se stiamo andando oltre i nostri limiti lo dobbiamo alla straordinaria compattezza difensiva.
“Vorrei qualcosa in più dalla mia squadra, come quello che abbiamo fatto una ventina di giorni fa, quando eravamo migliorati molto. La coperta a volte è un pò corta, ma vedo moltissimi margini di miglioramento”.
[Roberto Mancini]
Nel post-partita di ieri, Mancini ha ammesso come in alcune circostanze la coperta nerazzurra sia ancora troppo corta. Si tratta di un’evidenza e non certo di un capriccio del tecnico di Jesi. Per chiarire ulteriormente il concetto ritorniamo per un attimo al secondo tempo di Empoli.
Spesso ed anche a ragione, si rimprovera a Mancini una certa lentezza nell’effettuare le sostituzioni, limite forse endemico del tecnico di Jesi, accentuatosi nelle ultime stagioni. Ieri ad esempio il Mancio ha effettuato il primo cambio all’80’, sostituendo lo stanco Kondogbia con Guarin. Questo cambio però, oltre a certificare la ritrosia di Mancini nell’effettuare degli avvicendamenti, rappresenta anche un chiaro manifesto di quanto, in determinate situazioni, la coperta sia troppo corta.
Nel secondo tempo di Empoli, la squadra aveva un disperato bisogno di un cambio a centrocampo, un cambio che desse stabilità al reparto, ma quando il tecnico di Jesi si è voltato verso la panchina, ha visto il solo Guarin tra i centrocampisti a disposizione. E sappiamo bene come tra le qualità del colombiano non ci sia di certo la “stabilità”.
Con lo squalificato Melo, processato e crocifisso dopo la sfida contro la Lazio, le alternative a centrocampo sono davvero poche, soprattutto se l’intenzione è quella di giocare con un centrocampo a tre. C’è troppa poca qualità.
Se invece si volesse adottare il 4231, a quel punto il problema risiederebbe nell’esterno destro d’attacco: l’unico in grado di ricoprire al meglio quel ruolo è Biabiany, mentre con Ljajic e Perisic non ci sarebbero i giusti equilibri in campo. Il quartetto Perisic, Jovetic, Ljajic e Icardi è stato impiegato dal primo minuto ad Udine e – a dispetto del risultato – nella sfida contro i friulani abbiamo rischiato parecchio, non mettendo in mostra la consueta solidità difensiva.
Dunque come sostenuto ieri da Mancini, la coperta è troppo corta. La squadra potrà sicuramente migliorare nella manovra e nella personalità, ma certi limiti, legati a determinate caratteristiche, restano congeniti e quindi impossibili da colmare a pieno. La speranza di Mancini è legata alle capacità di Ausilio nel reperire fondi dalla cessione degli esuberi, riuscendo nell’impresa di piazzare 1-2 colpi in entrata che consentirebbero al tecnico di far quadrare il cerchio, allungando finalmente la coperta.
In attesa di qualche regalo post-natalizio, godiamoci il primato della nostra Inter che continua a stupire, andando oltre i propri limiti…