1 Giugno 2018

Il PAGELLONE di fine stagione, tutti i voti a tutti i protagonisti: Icardi e Škriniar sugli scudi

Le pagelle finali e definitive per tutta la stagione 2017/2018 dell'Inter guidata da Luciano Spalletti

Fine stagione, tempo di bilanci. E di voti. Quindi di pagelle onnicomprensive. Anzi, meglio ancora, pagelloni ultraesaustivi su qualunque aspetto possibile di una stagione, a cominciare ovviamente dai giocatori. Ogni membro della rosa ha provato a dare il suo contributo, qualcuno lo ha fatto senza nemmeno scendere in campo o quasi. Altri invece sono stati chiamati soprattutto a far gol come altri ancora a non farne prendere.

La stagione 2017/2018 dell’Inter ha visto diverse conferme – perlopiù le solite -, un paio di sorprese veramente interessanti e qualche delusione (ma anche qua, un paio erano probabilmente annunciate). I trascinatori sono quelli che tutti hanno indicato fin dall’autunno – spoiler alert: Icardi e Škriniar – mentre hanno impressionato in positivo tanto João Cancelo quanto Rafinha anche se, a tal proposito, sicuramente merita un menzione specialissima Marcelo Brozović che tecnicamente era un giocatore già ampiamente conosciuto ma che ha avuto un rendimento bipolare: da un lato il solito, dall’altro quello del Makélélé dei tempi d’oro.

Per quanto concerne le delusioni, invece, brucia particolarmente quella procurata dal terzino brasiliano Dalbert, su cui sono state investite risorse decisamente rilevanti e che ha totalmente disatteso le aspettative, di fatto bruciando quasi la totalità dei milioni che sono stati investiti su di lui. Ma il numero 29 nerazzurro è ahinoi in buona compagnia nella poco onorevole sezione denominata ‘Rendimento non all’altezza’: per fortuna del Biscione e di Luciano Spalletti, però, si tratta di giocatori che il tecnico toscano è stato in grado di sostituire. Anche qui val la pena fare uno spoiler: anche Candreva è stato giudicato severamente ma non quanto Dalbert e *omissis* per via dei numeri comunque raggranellati nella prima metà d’anno e, soprattutto, guardando all’alto livello di impegno.

I VOTI AI GIOCATORI

Handanović 7 – È tra i principali responsabili del primo posto in classifica mantenuto a inizio stagione: diversi punti in campionato possono essere direttamente associati alle sue parate. Un’annata di ottimo livello in cui il suo rendimento è perlomeno pari a quello avuto nei suoi anni migliori. Alla sua età, ormai, Handanović ha chiarissimi pregi e altrettanto evidenti difetti ma resta pur sempre uno dei migliori portieri di Serie A e la sua continuità di prestazione è una certezza su cui l’Inter ha fatto affidamento anche questa volta, traendone profitto.

Lisandro López SV – Ingiudicabile. Arriva per mettere una pezza a un reparto con la coperta cortissima fin dall’estate e che deve la sua resistenza su buoni standard esclusivamente al fatto che Škriniar non ha avuto alcun cedimento né una sola squalifica in tutto l’anno. L’obiettivo rimasto in gioco fino all’ultimo secondo stagionale ha ovviamente ulteriormente tagliato i minuti a disposizione del pur simpatico Licha che, suo malgrado, conclude l’anno con 44 minuti di Serie A giocati. Troppo poco per esprimere un voto.

Gagliardini 6 – Dopo le difficoltà iniziali nel trovare posto da titolare nello scacchiere di Spalletti, anche per via del buon rendimento di Vecino e Borja Valero, la seconda parte di stagione lo vede di nuovo esprimersi sui livelli a cui fu ammirato in maglia atalantina e ai suoi esordi con l’Inter. In coppia con Brozović diventa fondamentale nel nuovo schieramento studiato dal mister, in cui i compiti di impostazione vegono ridotti consegnandogli invece le chiavi dell’atteggiamento senza palla del centrocampo. Una volta rimesso a fare quel che gli riesce meglio, il centrocampista di Dalmine ha ricominciato a inanellare prestazioni convincenti una dopo l’altra. Peccato per l’infortunio che lo ha privato di un finale di stagione in nettissimo crescendo.

João Cancelo 7 – Parte senza grande fiducia da parte del tecnico, che ne riconosce il talento fin da subito ma preferisce inserirlo gradualmente nei meccanismi di squadra. Tutta la prima parte di stagione è effettivamente timida e scorre via lasciando credere che Cancelo non sia poi granché. La partita col Pordenone è il nadir della sua stagione, dopodiché il portoghese ha cambiato passo. E di brutto, anche. Prima la titolarità poi l’influenza sempre crescente nelle economie di gioco grazie a uno standard di rendimento veramente notevole.

Rafinha 7,5 – Arriva a Milano nella finestra di mercato invernale con tanto peso addosso, ma chi deve gestirlo ha la consapevolezza del suo recupero fisico ancora incompleto. Dopo qualche gara in cui recupera ritmo partita e accumula minutaggio, diventa un perno fondamentale per la manovra e contribuisce in maniera imprescindibile al miglioramento del gioco dell’ultimo periodo. Il veloce e quasi commovente attaccamento alla maglia è un’ulteriore bella sorpresa.

Icardi 9 – 29 gol non sono un motivo sufficiente per incorniciare la stagione di un centravanti? È vero che ha sbagliato più di un’occasione pesante (le due sfide col Sassuolo, il derby di ritorno e non solo) ma ne ha anche realizzate di altre che erano tutto fuorché nitide. Tuttavia il voto altissimo si deve anche alla voglia di migliorarsi e crescere come calciatore e agli sforzi fatti a livello di playmaking e di dialogo coi compagni. Può crescere, deve crescere ancora ma la sua spaventosa continuità in zona gol e il rendimento proprio a livello di prestazioni non possono essere ignorati.

Icardi esultanza

Vecino 6,5 – Si ritaglia spazio velocemente nella mediana nerazzurra, facendo ricredere i tanti scettici – dopo i 24 milioni spesi dall’Inter – a suon di buone prestazioni. Cala insieme a tutta la squadra durante il periodo nero e sembra risentire, soprattutto psicologicamente, del suo nuovo status di riserva, quando viene chiamato a subentrare o a sostituire Gagliardini. Da come inizia il campionato sembra poter evolvere il suo gioco aggiungendo maggiore efficacia alla sua azione sotto porta. In realtà non è affatto così ma i suoi tre gol stagionali hanno un peso specifico notevolissimo. Certo, la flessione verticale dell’ultima parte di stagione è preoccupante ma, nel complesso, è sopravvissuto bene al suo primo anno d’Inter.

Ranocchia 7,5 – Uno dei migliori, poco da fare. La sua nuova condizione di riserva di lusso gli si adatta come un vestito su misura e finalmente sembra aver trovato il giusto spazio all’interno dello spogliatoio per esperienza e rilevanza sul collettivo nonostante non scenda sempre in campo. Condisce peraltro la sua annata con due gol di importanza notevole ed è stato d’esempio per mentalità e approccio alle partite pur partendo spesso dalla panchina. Quando ha sbagliato è stato giusto stigmatizzarne gli errori, ora però lo è altrettanto sottolineare la sua annata quasi perfetta.

Karamoh 6,5 – Impiega diverso tempo per ottenere le sue presenze ma cerca subito di sfruttarle con personalità e un pizzico di sfrontatezza. Si trova maggiormente a suo agio quando ha un po’ di spazio a disposizione, riuscendo a mostrare buona parte del suo repertorio composto principalmente da velocità e dribbling. Ha avuto dei momenti di buio assoluto alternati ad altri di delirio di onnipotenza ma si capisce, considerando l’anagrafe. È ancora presto per capire se è un potenziale fenomeno o un Dalmat generazione Z ma qualche strappo che fa ben sperare l’ha dato. Mezzo voto in più di incoraggiamento.

Borja Valero 6,5 – Mezzo voto in più rispetto a quanto oggettivamente espresso perché non è colpa sua se ha dovuto giocare ben più minuti di quanti avrebbe dovuto, atleticamente. Inoltre ha girato tutte le posizioni del centrocampo ricoprendo ogni ruolo e addossandosi spesso compiti diversissimi di settimana in settimana. È vero che in alcune partite è sembrato non esistere ma in altre la sua sapienza tattica e la sua gestione del pallone intelligente hanno tracciato un limite invalicabile per gli avversari. Da subentrato ha peraltro spesso fatto bene.

Davide Santon 5 – La penuria di terzini sinistri in casa Inter continua e il prodotto della Primavera nerazzurra non riesce ad approfittarne nemmeno quest’anno. Inizialmente il titolare è Nagatomo, poi Santon ottiene spazio e sembra potersi confermare, con alcune prestazioni di buon livello. Quando iniziano ad arrivare errori decisivi – come contro Udinese e Roma – si perde d’animo e finisce in panchina, con D’Ambrosio spostato a sinistra che riesce a dare maggiori garanzie.

Éder 4,5 – Uno dei peggiori in assoluto. Il numero desolante alla voce “gol fatti” (3) dice tutto: il suo contributo realizzativo, nonostante sia il secondo e ultimo attaccante della rosa – Pinamonti non si può considerare un’alternativa, siamo sinceri – varrebbe da solo l’insufficienza. La situazione peggiora ulteriormente analizzandone le prestazioni, anche quando è chiamato ad agire da seconda punta che, in teoria, è il suo ruolo preciso. Spesso svagato, distratto, molle e incapace di conservare degnamente il possesso del pallone. Spalle alla porta lavora poco e male e quando attacca la profondità sembra che si nasconda invece che farsi vedere.

eder

Miranda 6,5 – A inizio stagione sembra vivere una fase di calo e c’è chi inizia a sospettare che possa aver fatto il suo tempo perché l’ex Atlético Madrid è spesso molle, approssimativo e superficiale (e quasi sempre non paga dazio grazie a Škriniar e, in generale, alla fase difensiva di tutta la squadra). Con l’arrivo del 2018 e della seconda parte di stagione (quella che i maligni definiscono “di preparazione ai Mondiali”), però, il centrale brasiliano risponde ai dubbi con una continuità ritrovata e tanta sapienza nel gestire le situazioni, specie quando la fase difensiva collettiva inizia a farsi più balbettante. Forma con Škriniar una coppia ben assortita in cui i due si completano ma non si può ignorare la flessione nel rendimento del 25 a cui si è assistito negli ultimi due anni solo perché gli ultimi quattro mesi sono stati ottimi.

Padelli SV – Gioca una sola partita, la sua stagione è francamente ingiudicabile.

Dalbert 4,5 – Arriva a Milano con tante aspettative addosso, decisamente più di Cancelo, dopo i tanti soldi sborsati dall’Inter per assicurarselo e la relativa lunga trattativa. Si trasforma velocemente in un grande punto interrogativo, con diverse prestazioni timide e ricche di sbavature. La sua presunta spinta sulle fasce non è pervenuta a Milano, tanto da essere ricordato solo per un salvataggio difensivo contro la Roma a inizio campionato e tantissime panchine, finendo ultimo nelle gerarchie dei terzini nonostante fosse quello costato ampiamente di più. Per quanto visto nelle partite che ha giocato, francamente, non si capisce come sia stato possibile che venisse pagato così tanto.

D’Ambrosio 6,5 – Un paio di gol molto pesanti e tante prestazioni attente anche se, nel complesso, questa è la stagione peggiore delle sue ultime tre per rendimento. Il suo acume tattico e la sua intelligenza lo hanno reso protagonista anche quest’anno nel delicato ruolo di falso terzino/equilibratore della difesa a tre mezzo che spesso Spalletti ha adottato. Errori ne ha fatti anche lui, per carità, e palla al piede non è certo Marcelo ma la sua è stata un’annata decisamente positiva e criticarlo per quelli che sono i suoi (arcinoti) limiti invece che per il rendimento è quanto meno ingeneroso.

Škriniar 9 – La rivelazione dell’anno in casa Inter, ma probabilmente anche in tutta la Serie A al pari di Luis Alberto. Giunge a Milano come la prima riserva di un difensore più esperto, che nei fatti non arriva. Diventa allora subito titolare ed insostituibile, con prestazioni da leader anche durante il periodo di calo di Miranda. Migliora la qualità della manovra con un’ottima gestione del pallone e dimostra una sicurezza e un’abilità nell’uno contro uno disarmanti per gli avversari. Ma la cosa più sorprendente è la spaventosa continuità di rendimento: prende una o forse due insufficienze in tutta la stagione. Ah, riesce anche a giocare tutte e 38 le partite dell’anno pur essendo per ruolo molto soggetto ai cartellini gialli e quindi alle diffide.
Skriniar
Perišić 7 – I numeri grezzi sarebbero quasi da 8 ma i tre mesi in cui a stento saltava l’uomo o costruiva conclusioni decenti non possono venire mandati in cavalleria solo perché l’Inter ha conseguito l’obiettivo stagionale. Probabilmente il croato ha effettivamente fatto uno step in più nel suo percorso di maturazione nonostante non sia più un giovanotto ma, al contempo, questa stagione ne ha mostrato i limiti con più chiarezza che mai. Il voto finale è comunque un premio per non aver mai davvero rinunciato a riprendersi, anche nel suo periodo più nero.
Berni SV – Non mette piede in campo.
Brozović 7,5 – Inizia la stagione che sembra essere il solito Brozo: qualche sprazzo di classe, più di una dormita, giostra in tante diverse posizioni del campo senza che si capisca nettamente dove rende meglio e quindi spesso e volentieri si accomoda in panchina. Nel girone di ritorno però le tante assenze e la flessione di rendimento spaventosa dell’accoppiata Borja Valero-Vecino gli aprono le porte del centrocampo che, dopo il suo passaggio, si richiuderanno definitvamente alle sue spalle perché il croato non uscirà mai più dal novero dei titolari. Onnipresente, completo ma soprattutto lucido: il Marcelo Brozović visto negli ultimi mesi sbaglia pochissimi palloni considerando la mole di possessi che gestisce, è puntuale in chiusura ed è stato – incredibile ma vero – il giocatore più continuo delle ultime dieci partite di campionato. Più di Cancelo, Icardi, Miranda o Škriniar, più di tutti. Il voto finale è forse qualcosa di più di quanto meritato mettendo assieme il quadro complessivo perché bisogna considerare anche la storia di discontinuità e schizofrenia tecnica da cui veniva negli ultimi quattro anni d’Inter: risollevarsi era veramente difficile. Ecco, forse il cambiamento dell’atteggiamento social dopo la delega a Francesco Facchinetti può risultare discutibile ma se questo è il suo difetto principale ora glielo si perdona volentieri.
Candreva 5 – Una stagione maledetta per lui dal punto di vista realizzativo, conclusa con uno zero preoccupante sotto la voce “reti segnate”. È vero che fa registrare otto assist che però arrivano tutti nella prima parte di stagione, sicché nel girone di ritorno l’esterno romano non si segnala per alcun gol a cui abbia contribuito direttamente. In sintesi, guardando al quadro complessivo, quando tutto funziona riesce a essere incisivo e rappresenta un tassello importante per l’equilibrio della squadra, ma non ha mai la forza e la qualità per sovvertire partite o momenti storti. Troppo spesso prevedibile, poco lucido nei passaggi chiave e davanti alla porta. Considerando l’impegno che ci ha sempre messo anche quando non gli riusciva uno stop da fermo o un passaggio da tre metri dispiace umanamente dargli un’insufficienza ma quest’anno oggettivamente non si è proprio visto il miglior Candreva.
Pinamonti SV – Ingiudicabile, se mai ce ne fu uno.
Giorgio Crico & Matteo Rasile