Rabiot: “Non resto a vita al PSG. La Serie A sta tornando grande, un giorno magari…”
Il centrocampista parigino Adrien Rabiot ha concesso una lunga intervista ad ExtraTimeOspite ad ExtraTime, Adrien Rabiot si è concesso in una lunga intervista dove racconta della sua carriera, tra PSG e nazionale francese, con un occhio al futuro, che potrebbe essere in Italia, dove già in passato era stato cercato da diverse squadre italiane, tra cui l’Inter e la Roma.
I prossimi impegni in nazionale vedranno la Francia affrontare Lussemburgo e Bulgaria: “Sono due gare difficili. Ormai non ci sono più squadre facili da battere. Lo dimostra il nostro 0-0 contro il Lussemburgo nell’ultima partita. La Bulgaria in casa è forte, sarà complicata anche per noi. È vero, c’è una nuova generazione di talento in arrivo. Ma nel calcio non basta mettere un nome su una maglia per vincere”.
Essere titolare in Russia sarebbe un sogno per lei: “Sono ambizioso come tutti. E un giocatore che viene convocato per la Coppa del Mondo è normale voglia giocare il più possibile, e non restare in panchina. Ma le scelte le fa il c.t.. L’importante per me adesso è far parte di questo gruppo. Poi, a qualificazione acquisita, vediamo che succederà. Spero di aver la fortuna di giocare”.
Nel PSG è ormai inamovibile, al fianco di Verratti e Thiago Motta: “Credo di essere migliorato quotidianamente, solo osservandoli. Motta è un giocatore che non perde mai la calma, gioca a testa alta, con una visione di gioco straordinaria e con un’ottima qualità di passaggi. Verratti è quello che si proietta più facilmente verso l’area avversaria, con un ottimo lancio”.
Lei è un mix tra i due compagni:”È chiaro che ho più feeling con Motta, che affianco in campo, ma mi piace quest’idea di rappresentare una loro sintesi, pur mantenendo le mie caratteristiche da mezzala”. che si proietta più facilmente verso l’area avversaria, con un ottimo lancio”.
I suoi idoli? “Zidane, ovviamente per tutto quel che ha fatto. E Gerrard perché è diventato una bandiera del suo club, il Liverpool, ma pure per quel che riusciva a trasmettere in campo: un vero guerriero, un trascinatore e soprattutto un grande giocatore”.
Potrebbe essere il nuovo Gerrard del PSG? “Di certo è una fonte di ispirazione. Al Psg oggi ci sono le condizioni ideali per continuare a crescere, ma da mezzala: è il ruolo che mi corrisponde di più perché mi permette di esprimere al meglio le mie qualità. Detto questo, ci sarà tempo per parlare di rinnovo. E in carriera a un certo punto spero anche di poter vivere qualche esperienza diversa. Per il momento sto bene qui”.
E’ già da 5 anni in prima squadra, grazie a Carlo Ancelotti: “Mi spiace sia stato esonerato dal Bayern Monaco, dopo la sconfitta contro di noi in Champions League. Per me rimane un grande allenatore e un grande uomo. È stato molto importante perché è stato il primo a questi livelli a credere in me e mi ha fatto capire che avevo il potenziale per impormi, nonostante fossi molto giovane”.
E’ giovane ma di carattere forte, come dimostrano gli scontri avuti con Zlatan Ibrahimovic. “Di base sono un tipo tranquillo, ma posso innervosirmi rapidamente soprattutto se vedo ingiustizie. Il primo “scontro” con Ibrahimovic ci fu durante una partita estiva negli Stati Uniti, un’amichevole. Se la prese con me perché secondo lui non avevo fatto il movimento giusto per ricevere un passaggio. Perse palla e io rimediai un giallo facendo fallo su un rivale per recuperarla. Così mi arrabbiai con Zlatan e, sbagliando, lo insultai. Fu poco elegante da parte mia. Comunque finì tutto lì. L’altra volta fu in allenamento. Venimmo alle mani, ma quel giorno Ibrahimovic mi aveva un po’ preso di mira. A lui piacciono i tipi di carattere, come me. Siamo rimasti in buoni rapporti”.
Lei, a differenza di molti compagni, non ha tatuaggi.“Dipende molto dalla mia educazione. Un paio di tatuaggi comunque non cambierebbero il mio modo di essere, nonostante la visibilità alla quale ti obbliga il calcio. Sono lo stesso di sempre, vivo con la mia famiglia, vedo gli amici di sempre. Magari posso permettermi qualche sfizio in più, mi piacciono le belle macchine come tutti, ma penso di avere una vita normale, come altri ragazzi della mia età”.
E’ impressionato dai due nuovi compagni Neymar e Mbappè? “Neymar è un fenomeno. Ce ne eravamo resi conto quando ha vinto praticamente da solo la partita di ritorno agli ottavi di Champions League, la scorsa stagione al Camp Nou. È meglio di certo averlo in squadra che contro. Mbappé sta confermando di aver un grandissimo talento. E il talento non ha età. Kylian ha un grande futuro davanti. Sono le due star del mercato, ma non bisogna assolutamente dimenticare l’importanza di Dani Alves. È un leader, magari dell’ombra, sia in allenamento che in partita. È uno di coloro che sanno come parlare al gruppo anche nei momenti difficili. E poi il suo palmarès parla per lui”.
Due anni fa stava per approdare in Italia, alla Roma. “Consideravo che fosse la squadra ideale per crescere, imparando anche da giocatori importanti come Francesco Totti che è stato un esempio per tutto il mondo del calcio. La Roma mi avrebbe permesso poi di fare un ulteriore salto di qualità, magari in un club più grande. Ma è andata diversamente e sono felice di essere rimasto”.
Il PSG quest’anno è tra le candidate per la Champions. “Sulla carta possiamo essere inseriti tra i favoriti, ma le partite vanno giocate. E la Juventus, per esempio, ha disputato due finali negli ultimi tre anni: ha quell’esperienza che forse a noi manca ancora un po’. E si sono rinforzati bene, anche col mio ex compagno Matuidi“.
Chi la ha colpito della Juve? “Non gioca nel mio ruolo e ormai ha lasciato i bianconeri. Mi piace molto Bonucci, per lo stile ma anche per lo spirito da leader che riesce a trasmettere ai compagni”.
Soprannome preferito? “I tifosi mi chiamano duca, gli amici del centro di formazione Poupou. Mi vanno bene entrambi”.
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