FOCUS – Yaya sì, Yaya no: ecco perché l’ivoriano serve a Mancini
Il campionato si è concluso e l'Inter si tuffa sul mercato: Yaya Tourè è sempre in cima alla lista dei desideri di Mancini. Ecco perché il tecnico di Jesi ha bisogno del calciatore ivoriano.Il campionato è finito e in casa Inter ormai la mente è tutta rivolta al mercato estivo. Come ogni campagna acquisti che si rispetti, ogni giorno decine di nomi vengono accostati alla Beneamata e la mente dei tifosi compie voli pindarici, sognando un ipotetico undici che potrebbe far tornare la squadra nerazzurra ai fasti di un tempo.
Tra i tanti profili che vengono avvicinati al club di Corso Vittorio Emanuele, ce n’è uno che ritorna con cadenza ormai ciclica: il riferimento è a Yaya Tourè – vecchio pallino di Mancini – che sembra essere sempre più ai ferri corti con il Manchester City.
Al netto delle evidenti difficoltà che ci saranno nel concludere un’operazione molto onerosa, soprattutto sotto il profilo dell’ingaggio da riconoscere al centrocampista ivoriano, viene da chiedersi se, a 33 anni da poco compiuti, il calciatore africano possa essere ancora utile alla causa interista.
Da più parti si parla di uno Yaya Tourè ormai a fine carriera, in fase calante, lontano dall’essere quel grandissimo campione che abbiamo ammirato nelle passate stagioni: in tal senso, la prova offerta contro il Real Madrid, non può far di certo stare tranquilli i suoi estimatori. Nel ritorno della semifinale di Champions contro le merengues, Tourè è apparso appesantito, fuori condizione e con pochissima voglia di combattere.
Molti tifosi nerazzurri hanno espresso forti dubbi sulla bontà dell’operazione, temendo di ritrovarsi a dover vivere un nuovo caso Vidic. Anche l’ex difensore del Manchester United era arrivato a Milano con grandissime aspettative da parte della piazza, salvo poi deludere, trasformando la sua esperienza nel capoluogo lombardo in una piccola parentesi da cancellare, in una carriera piena di successi.
L’Inter di oggi però, si trova nelle condizioni di dover rischiare: serve “sparigliare il tavolo” come invocato da Mancini al termine dello scorso campionato. Per dare una sterzata alla storia presente della Beneamata si devono acquistare dei campioni, calciatori in grado di riportare nello spogliatoio la mentalità vincente, di sostituire i vari senatori che nel corso degli anni sono andati via, senza essere degnamente sostituiti.
Portare Yaya Tourè a Milano rappresenterebbe sicuramente un rischio, ma si tratterebbe di un rischio calcolato: il centrocampista ivoriano porterebbe entusiasmo nell’ambiente e soprattutto garantirebbe alla squadra quelle qualità che ad oggi sono merce assolutamente sconosciuta.
Magari non potrà più disputare 45 partite all’anno di altissimo livello, fisicamente non è quello di qualche stagione orsono, ma potrebbe senza ombra di dubbio assicurarne 25: partite nelle quali la presenza di un campione di questo livello finirebbe per risultare decisiva.
Portare Yaya Tourè a Milano inoltre, significherebbe accontentare Mancini che aveva messo l’ivoriano in cima alla lista dei desideri già nel corso della passata campagna acquisti estiva. Ripartire da Tourè e da Banega, ossia da due campioni, sarebbe un segnale importante lanciato dalla società e servirebbe a dare nuova credibilità al progetto, anche agli occhi dello stesso tecnico nerazzurro e di quei calciatori già presenti in rosa e che – complice la mancata qualificazione alla Champions League – cominciano ad avere sospetti mal di pancia.
Ripartiamo dai campioni, anche se ci sono dei margini di rischio: nella nostra situazione, rischiare è l’unico modo per risalire.